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Pincolini: "Shakhtar Donetsk? Non sarà semplice per i giallorossi"

Il preparatore atletico racconta il suo calcio: "Arrigo con i calciatori era un martello, Lippi un papà in mezzo a tanti figli. Gli infortuni muscolari di Dybala e Matuidi non sono un caso: a Torino vanno sempre al massimo"
Venerdì 09 febbraio 2018
Se Arrigo Sacchi può essere ritenuto uno dei più grandi innovatori tattici della storia del calcio negli ultimi 40 anni, Vincenzo Pincolini ha dato un contributo fondamentale nell'evoluzione della gestione atletica di una squadra. Preparatore di fama internazionale, è tornato a vivere in provincia di Parma, là dove tutto è cominciato. E proprio un evento organizzato dal "Cus Parma" con il sostegno dello studio di radiologia Pasta (la presentazione del libro scritto dal giornalista Rai Fulvio Paglialunga, "Un giorno questo calcio sarà tuo. Storie di padri e figli, e di pallone") è stata l'occasione per conoscere il suo passato ma anche il suo presente: "Attualmente faccio parte integrante del comitato scientifico di Giocampus: stiamo realizzando studi di altissimo livello sull'apprendimento motorio con il gruppo delle neuroscienze. La lungimiranza del presidente Cus, Michele Ventura, e la capacità organizzativa del responsabile Giocampus, Elio Volta, stanno facendo la differenza".

Ai tempi in cui lavorava con il Milan, invece, chi erano i giocatori che, fisicamente, facevano la differenza?
"Un nome su tutti: Ruud Gullit. Un atleta completo: aveva una facilità di corsa impressionante. Univa doti fisiche straripanti a tecnica e temperamento. Perché non bisogna mai dimenticare che è il temperamento a fare la differenza".

In che senso?
"Lui voleva sempre vincere. La mentalità italiana, all'epoca dei due punti per vittoria, prevedeva di pareggiare in trasferta e battere gli avversari in casa: così si vincevano gli scudetti. Ruud in campo e nello spogliato assillava tutti chiedendo di attaccare sempre".

Lei e Sacchi avete cambiato il calcio di quegli anni.
"Sa di cosa vado fiero? Di essere stato un pioniere. Io e Arrigo cercavamo di andare oltre la normalità, alzando sempre l'asticella. Quando sono andato in Ucraina, ho provato le stesse sensazioni: abbiamo portato la nostra organizzazione facendo crescere tutto il movimento calcistico".

A proposito di Ucraina: la Roma affronterà lo Shakhtar Donetsk in Champions League. Un pronostico?
"In questo caso è necessario andare oltre i discorsi tecnici. Dal punto di vista fisico la Roma troverà una squadra al top della condizione. La sosta invernale ha permesso loro di prepararsi fisicamente, giocando amichevoli di alto livello in giro per l'Europa. La situazione è molto cambiata rispetto a qualche anno fa, quando le squadre ucraine pativano questo momento di inattività. Non sarà semplice per i giallorossi".

Per la Roma sembrano lontani gli anni dello scudetto vinto con Capello. Lei ha lavorato al fianco di Don Fabio. Mi concede un paragone con Sacchi e Lippi, altri due allenatori con cui ha condiviso alcune esperienze lavorative?
"I grandi allenatori sono simili nell'attenzione per i dettagli. I tre che ha citato invece sono molto diversi nella gestione del gruppo. Arrigo era martellante: i calciatori dovevano pensare al ruolo che avevano anche fuori dal campo. Fabio manteneva sempre la stessa distanza da tutti i suoi calciatori mentre Marcello era un papà in mezzo a tanti figli".

Lippi è stato per anni sinonimo di Juventus: come si possono spiegare due infortuni come quelli di Dybala e Matuidi, entrambi al flessore della coscia? Casualità?
"Si tratta di uno degli infortuni più classici nel mondo del calcio. Il motivo? Alla Juventus gli allenamenti vengono vissuti alla massima velocità. Tutti gli atleti raggiungono il proprio limite. Questo comporta qualche rischio dal punto di vista atletico ma sicuramente mette nelle mani di Allegri un gruppo in piena efficienza. I bianconeri hanno una rosa vasta e un tecnico che sa gestire al meglio il turn over. Non avranno problemi".

Sono loro i principali indiziati alla vittoria del campionato quindi?
"Fino a poco tempo fa avrei risposto affermativamente, senza troppi dubbi. Ora qualche dubbio ce l'ho".
di Pietro Razzini
Fonte: Gazzetta dello Sport
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